martedì 4 giugno 2019

Festa della Repubblica 2019, ai Fori Imperiali trionfa l'inclusione


di Salvo Consoli


L'aveva annunciato e promesso il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, “nessuno alla Difesa resta indietro” e alla parata del 2 giugno, per la prima volta, sfilano i dipendenti civili, la riserva selezionata, il gruppo paralimpico e i veterani.


"La Difesa non dimentica i suoi uomini e le donne, militari e civili, non dimentica chi, ferito nel corpo o nell'anima in teatro operativo, porta su di se i segni delle ferite, non dimentica chi si ammala per il servizio, non dimentica le famiglie di coloro che sono morti per la difesa della patria”. Parole sante quelle di Elisabetta Trenta, che suonano come un monito a ricordare le nostre radici cristiane fondate sull'amore per il prossimo, rivolte a coloro che hanno dato e non sono più nelle condizioni di dare, da un lato, all'inclusione intesa come coesione e affiatamento tra tutti i lavoratori del Dicastero, dall'altro, per il raggiungimento di obiettivi comuni"
Ad aprire la parata le trecento fasce tricolori dei sindaci italiani, mentre, per i militari, la banda dei Carabinieri è la prima a comparire, seguita dalle bandiere delle Forze Armate sorrette dai rispettivi ufficiali. Appena i veicoli si fermano davanti al palco presidenziale, il tricolore della Marina Militare avvolge il volto della giovane sottotenente di vascello che lo regge con fierezza, come a voler porre l’accento sul ruolo che le donne hanno assunto da tempo all'interno della Difesa. Infatti, poco prima su Rai Uno, venivano intervistate cinque ufficialesse - quattro delle Forze Armate e una della Guardia di Finanza - che, a 19 anni di distanza dal primo concorso che includeva personale femminile nelle Accademie militari, hanno evidenziato il loro stato di soddisfazione per la scelta intrapresa e i risultati raggiunti.

Ma la vera novità di questa rassegna è da ricercare nella totale partecipazione delle rappresentanze militari e civili, includendo quei servitori dello Stato caduti nel dimenticatoio e quelle categorie professionali che, pur contribuendo attivamente al raggiungimento degli obiettivi strategici, negli anni passati venivano considerate solo elementi di un sistema e non parti integranti dello stesso. Dopo quasi vent'anni di silenzi e omissioni, la bandiera della repubblica sventola anche per i Veterani e i militari vittime del dovere, restituendo a costoro il sorriso e la speranza di una nuova vita, grazie alla svolta storica operata da questo Ministero che ha rotto gli argini dell’esclusione, proponendo una legge che li proteggerà nella loro condizione. A loro è stato dedicato un Centro Veterani della Difesa, inaugurato a Roma dal Ministro Elisabetta Trenta, come punto di riferimento assistenziale unico per la ricerca, la gestione e l’attuazione di tutte le soluzioni utili a chi vive limitazioni funzionali collegate al servizio.
Nell’inclusione escono allo scoperto gli Ufficiali della Riserva selezionata, personale con professionalità di interesse per le Forze Armate, difficilmente reperibili in ambito militare, impiegato per determinati periodi di tempo e talvolta anche con una certa continuità che si protrae per anni, a cui vengono affidati delicati compiti tecnici, logistici e amministrativi. Gli Ufficiali della Riserva selezionata sono impiegati sia sul territorio nazionale, sia in teatro operativo. Talvolta è notorio che con particolari doti dei singoli Ufficiali, sono stati raggiunti risultati di elevato pregio, con ingenti risparmi di spesa pubblica, mentre per altro verso il loro utile impiego può subire delle limitazioni di vario genere per cui sarebbe auspicabile una riforma di detto ruolo in chiave moderna e flessibile e con le adeguate tutele, alla luce della legislazione vigente. Il Ministro ha riservato a questi ufficiali i primi posti nella parata di ingresso, subito dopo il Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa. 
L’attenzione organizzativa si estende anche al personale civile della Difesa, considerato che il Ministro ha sempre sottolineato l’importanza e la professionalità di questo ruolo, che dentro l’Amministrazione ha carattere di specialità e di continuità di servizio all’interno degli enti che li impiegano a cui sono destinate azioni di sviluppo e di miglioramento formativo. 
Le Associazioni combattentistiche e di Arma hanno avuto ampia partecipazione al defilamento con le loro uniformi associative e anche le giuste attenzioni, in considerazione del fatto che essi rappresentano le nostre radici e la continuità dell’impegno del personale militare non più in servizio. Sul personale militare in congedo sarebbe ora che si desse la possibilità di incentivare e di poter indossare liberamente l’uniforme in occasione di raduni e ricorrenze, dando pieno e perenne riconoscimento al servizio prestato.
Inclusione è quindi l’ordine che il Ministro lancia per questo 2 giugno 2019 e che incalza nel suo profondo e incisivo messaggio: "Oggi, più che mai, sentiamo la necessità di ribadire l'importanza della nostra unità nazionale, al cui interno rispettare e far rispettare l'autodeterminazione di tutte le persone, assicurando pari diritti e pari doveri. Spetta alle Istituzioni, in prima istanza, e a ognuno di noi, fare di questo concetto il faro illuminante di un percorso condiviso affinché porti alla crescita dell'intero Paese. La Difesa lo sta facendo, e per questo abbiamo voluto che alla tradizionale sfilata del 2 Giugno, che ogni anno si svolge nel cuore della nostra Capitale nel corale abbraccio di tutti gli italiani, partecipasse, per la prima volta, anche una rappresentativa della Riserva selezionata, dei Veterani, delle vittime del dovere e del personale civile… In questo giorno così importante desidero estendere a Voi tutti il mio personale apprezzamento e quello degli italiani perché rappresentate quella parte del Paese che tutto il mondo ci invidia, capaci come siete di andare ben oltre il limite dei Vostri doveri, rischiando il sacrificio supremo, il bene prezioso della Vostra stessa vita. Vi invito a festeggiare tutti insieme, con orgoglio, questa giornata, a sventolare il nostro Tricolore, perché oggi è la festa di tutti gli italiani che, come Voi, contribuiscono, nella silenziosa quotidianità, a rendere grande il nostro Paese".
Fondamentale risulta questo passaggio del Ministro su cui ruota il centro del cambiamento: "La Difesa è una grande famiglia che non lascia nessuno dei suoi figli indietro, sempre presente per ascoltare i bisogni e venire incontro alle aspettative di tutti i suoi uomini e tutte le sue donne. Allo stesso modo Voi tutti siete sempre presenti ogni qualvolta il Paese ha bisogno del Vostro intervento, in prima linea per la difesa della Patria, la salvaguardia dei sui valori e delle libere Istituzioni, per la stabilità e la sicurezza internazionale" . 
La parata è proseguita con il succedersi dei gloriosi reparti dell’Esercito: con l’inno della Brigata Sassari marciano gli allievi delle scuole militari, passando dai granatieri di Sardegna ai Lancieri di Montebello, ai Paracadutisti del Col Moschin e della Folgore, agli Alpini della Julia. La Marina schiera le bandiere in rappresentanza delle unità navali e insieme a loro marciano gli incursori del Comsubin, i fanti del San Marco, con i reparti di volo seguiti infine dai marinai del Corpo delle Capitanerie di Porto, L’Aeronautica è presente con naviganti, specialisti, forze di supporto e speciali e infine la compagnia logistica di proiezione, mentre le frecce tricolori coprono con la loro scia la città eterna. 
Nel complesso gli osservatori hanno potuto notare come la presenza militare femminile sia cresciuta ampiamente rispetto agli anni precedenti, raggiungendo un organico che sfiora le 15.000 unità con impieghi indifferenziati nei teatri operativi impegnati in 35 missioni, di cui 33 internazionali in 23 Paesi del mondo.
Tra le donne militari, tra sguardi rigidi e sorridenti, emerge particolarmente all’occhio una soldatessa dei paracadutisti che sotto il basco rosso che copre la bionda chioma, ostenta un fisico trasformato in una macchina da guerra. Le donne nelle Forze Armate sono state utili nelle operazioni di mantenimento della pace, un ruolo che vede contrapporsi varie linee di pensiero, una delle quali vorrebbe limitare la componente femminile esclusivamente a mansioni di supporto e non operative. considerando che non è ammissibile che una donna torni mutilata o ferita o ancora peggio non faccia ritorno da un teatro operativo, specie se ricopre pure il ruolo di mamma con dei figli. Il grado più elevato rivestito dalle donne lo troviamo nei Carabinieri, che hanno “importato” un generale donna dalla fusione con il Corpo Forestale dello Stato, Corpo assente nello schieramento benché ancora presente nelle regioni a statuto speciale. 
Il Corpo Forestale ha infatti patito una perdita identitaria pesante che dopo 200 anni vede oltre 8.300 uomini e donne che con grande senso del dovere avevano protetto l'immenso patrimonio ambientale italiano con una professionalità unica nel suo genere, diventare militari dei Carabinieri, lasciando l’amaro in bocca specie a quel personale che ha dovuto riconsegnare pistola e tesserino perdendo spesso le qualifiche permanenti di polizia. 
I Carabinieri, che dal 2000 ottengono il rango di Forza armata autonoma, chiudono la formazione del V° settore con i loro reparti, che di fatto sono disseminati in 5600 presidi territoriali, istituzioni pubbliche, tribunali e forze armate, con compiti infiniti: Polizia militare, Polizia giudiziaria, Pubblica sicurezza, Polizia amministrativa, scorta Presidenza della Repubblica, Ordine pubblico, Polizia Scientifica, Polizia ambientale, Polizia forestale, tutela patrimonio artistico, Polizia stradale, Protezione civile, Polizia di frontiera,……con un organico che supera quello dell’Esercito di oltre 110.000 unità (di cui 5.000 destinati a compiti militari), al punto che non c’è un angolo del paese dove non ci siano i loro militari, dimostrando che l’inclusione per loro è stata un cavallo di battaglia vincente. 
Segue lo schieramento dei Corpi Militari e ausiliari dello Stato con la Guardia di Finanza che di fatto è parte integrante delle forze armate a partire dall'inizio del XX° sec. Si tratta di un corpo di Polizia specializzato con compiti plurimi ad ordinamento militare, organizzato come una forza armata autonoma con circa 63.000 unità, numerosi mezzi aerei e navali e dipendente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e funzionalmente dallo Stato Maggiore della Difesa in caso di guerra, pur mantenendo stretti rapporti con le altre forze armate. 
Con l’uniforme simile all’Esercito sfila il Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle Forze Armate, con compiti di assistenza sanitaria sia per i militari che per la popolazione civile in caso di calamità e che ultimamente ha visto ridursi il suo organico permanente a poche centinaia di unità, mentre la componente femminile mette in campo il Corpo delle Infermiere volontarie. Presente anche una rappresentanza del Sovrano Militare Ordine di Malta. 
A seguire la Polizia di Stato che con una organizzazione territoriale concentrata nei principali centri urbani provvede all’ordine e alla sicurezza pubblica, e defila con le varie specialità, con un bella ed elegante rappresentanza di funzionari con la fascia tricolore e con una compagnia di allievi vice ispettori.Con il basco celeste sfila la Polizia Penitenziaria che vigila sugli istituti carcerari e sui palazzi della giustizia , mentre con il tradizionale elmetto ci sono i Vigili del Fuoco, dislocati nei principali centri nazionali con oltre 30.000 unità e con gli oltre 1200 tecnici, provvedono alle emergenze e alle attività di prevenzione dei rischi, con il supporto delle unità specialistiche. 
In tuta rossa i Volontari della Croce Rossa Italiana che svolgono ogni giorno, in Italia e all’estero, attività all’insegna del soccorso e dell’inclusione per promuovere la salute e tutelare la dignità umana, mentre con le magliette bianche i volontari del Servizio Civile Universale che hanno scelto di dedicare un periodo di tempo al servizio non armato della Patria, per servizi sociali e per esigenze collettive . 
Il corpo della Polizia Roma Capitale mette in mostra una significativa componente, a sottolineare come sia importante e determinante la presenza di una polizia locale nella sicurezza urbana, presenza che dovrebbe essere valorizzata, riformata e sviluppata per essere incluso nel comparto sicurezza. 
Per ultimi sfilano i volontari della protezione civile i cui compiti sono assai importanti in tutti i casi di emergenze e di calamità naturali per la loro presenza e la loro capillarità sul territorio nazionale. 
Spettacolare il passaggio dei Bersaglieri di corsa della Fanfara della Brigata Garibaldi e di una Compagnia dell’8° Reggimento che con le loro piume colpiscono e incantano gli spettatori . Le frecce tricolori hanno coperto la manifestazione con nuvole rosse bianche e verdi disegnate con i loro mezzi aerei.L’inclusione rimane la novità principale di questa manifestazione che racconta un’azione di governo che tiene a cuore il diritto di ogni persona per l’accesso e l’esercizio delle stesse opportunità nel proprio ambiente lavorativo.Infatti se l’inclusione è il tema su cui ruotano i festeggiamenti del 73° anniversario della Repubblica Italiana, è evidente, dagli intenti politici ministeriali e di governo, l'esistenza di una sostanziale coerenza che marcia verso una effettiva attenzione alle diverse e molteplici questioni del personale militare e civile su cui si è già spostata la mastodontica pietra dell’uranio che ha afflitto pesantemente tanti militari, molti dei quali morti tra indifferenza e silenzi assassini. La strada è stata quindi già imboccata e ora dovrà essere percorsa fino in fondo, includendo protezioni e garanzie che non lascino nessuno indietro e su cui l’azione di cambiamento dovrà ancora a lungo operare. 
La sfilata si è chiusa con gli onori finali al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cura della Fanfara del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo con la prevista scorta del Reggimento Corazzieri. La parata si è aperta quindi con la Banda dei Carabinieri e si chiusa con la Fanfara dei Carabinieri. Non vi è dubbio quindi che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sui Carabinieri.

Tag: Parata, due giugno, 2 giugno, parata militare, difesa, amministrazione militare, festa della repubblica, elisabetta trenta, inclusione, ministero della difesa

martedì 12 aprile 2011

Una proposta contro l'immigrazione clandestina e incontrollata

Protezione Civile e Difesa dell’Ambiente
Istituzione della Guardia Nazionale
Ai fini della difesa del nostro territorio costiero e dell’ambiente

PREMESSA

La Guardia Nazionale Italiana era una Forza armata sorta subito dopo l'Unità d'Italia (1861), con lo scopo di sopprimere il brigantaggio nell'Italia del Sud e contrastare le ultime resistenze dei nostalgici del regno borbonico. L'esercito piemontese, infatti, non era in grado di presidiare minuziosamente tutto il mezzogiorno e da qui la necessità di disporre di una forza complementare alle truppe regolari.
I metodi utilizzati dalla Guardia Nazionale, benché brutali e poco ortodossi, si rivelarono abbastanza efficaci nel loro scopo primario di reprimere e poi debellare il banditismo. Proprio per il comportamento non certo impeccabile dei suoi uomini, definiti dai carabinieri nei loro rapporti al Re “ex borbonici, falsi liberali e briganti in divisa”, la Guardia Nazionale venne sciolta definitivamente nel 1876.

SITUAZIONE ATTUALE

EMERGENZA SICUREZZA COSTIERA

Ormai da alcuni anni, in Italia si osserva un clima di crescente preoccupazione per l'ondata di immigrati che ci sta interessando. Centinaia di extracomunitari giungono giornalmente sul nostro territorio clandestinamente, sfidando il mare su delle vere e proprie catapecchie galleggianti. Alcuni di questi, oltre a rappresentare una vera e propria minaccia per la sicurezza dei cittadini, in quanto potrebbero essere schierati con pericolosi gruppi terroristici, costituiscono anche un potenziale pericolo sanitario. La massiccia presenza di extracomunitari ha, infatti, comportato la ricomparsa di alcune malattie che in Italia erano state debellate ormai da anni, come ad esempio la tubercolosi.
Ma a preoccupare i Cittadini italiani sono le recenti statistiche sulla sicurezza del territorio, che testimoniano come: furti, rapine, borseggi, estorsioni, sequestri e traffici di droga siano senz’altro aumentati rispetto al passato. Ovviamente non possiamo colpevolizzare tutti i cittadini stranieri presenti in Italia, buona parte dei quali lavorano onestamente nel rispetto delle leggi vigenti e sono ben integrati, ma dobbiamo prendere atto che pur essendo solo il 4% della popolazione residente, gli immigrati rappresentano un terzo dei denunciati e la percentuale è in aumento.
A spaventare il cittadino medio è la cosiddetta microcriminalità che, oltre a determinare violenti traumi e sofferenze a chi ne rimane vittima, genera un significativo abbassamento della qualità della vita e tanta rabbia, per l'impossibilità di girare liberamente per strada, senza subire richieste di denaro, molestie o aggressioni. Nella nostra amata Italia, poi, il problema è ancora più complesso per la presenza della malavita organizzata che di fatto controlla intere Regioni e che ormai da anni si è infiltrata sia nell'economia che nella politica.
Basta uscire da qualsiasi Centro Commerciale per trovare il “vu cumprà” di turno che cerca di venderti illegalmente copie pirata di cd, dvd e oggettistica di ogni genere e nessuno interviene; a Pescara, all'uscita della stazione centrale, c'è un vero e proprio mercato di materiale completamente falso.
In questi ultimi anni abbiamo, inoltre, assistito a tremendi fatti di cronaca che hanno suscitato una crescente preoccupazione per la sicurezza dei nostri stessi familiari, cambiando radicalmente anche il nostro stile di vita. Non possiamo di certo dimenticare avvenimenti come l'omicidio di Sarah Scazzi, la piccola Yara Gambirasio, Elisa Claps, delle quali ancora oggi non abbiamo la certezza di chi sia stato realmente a commettere l'atroce reato. Quelli che erano delle tranquille località dove non accadeva mai nulla, dove era possibile lasciare i propri figli liberi e senza alcun controllo, sono divenuti posti frequentati da pericolosi criminali. Cosa fare allora per prevenire questi reati?
Innanzitutto, occorre:
  • intervenire a livello individuale, familiare e sociale;
  • individuare i soggetti a rischio e inserirli in un piano efficace di aiuto e di assistenza;
  • contrastare il degrado urbano;
  • combattere la povertà, la scarsa istruzione, la disoccupazione, la mancanza di prospettive di vita, che così spesso portano a un incremento della delinquenza;
  • coinvolgere insegnanti, educatori, operatori sociali e poliziotti in una più attiva presenza di monitoraggio del territorio.

Per attuare questo piano è indispensabile continuare ad investire in quelle persone che, già formati militarmente e civicamente dallo Stato che, per motivi economici, successivamente ha pensato di mettere da parte considerandoli una risorsa non più sostenibile. Questi sono i cosiddetti militari volontari ora disoccupati e precari del lavoro..
Non è possibile dire di aumentare la sicurezza del territorio chiudendo, nello stesso tempo, più di 500 Caserme dei Carabinieri.
Non è possibile mandare in giro una sola pattuglia della polizia nell’arco notturno, in una città che conta più di 50.000 abitanti!

Al nostro amato Paese, in occasione del 150° anno dall'unità d’Italia, lanciamo questo messaggio: noi volontari precari siamo pronti.
Vogliamo riportare in vita, ricostituendola, la Guardia Nazionale Italiana, ripartendola in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. La Croce Rossa Italiana, con il suo Corpo militare ausiliario delle FA, non è riuscita in toto nel suo obiettivo primario ed oggi è commissariata.
La Guardia Nazionale potrebbe altresì, collaborare fattivamente e tenere aggiornato l’addestramento dei Corpi Ausiliari dello Stato. In tal modo si riporterebbe nella norma la sicurezza di tutti gli italiani.
Il mondo politico italiano deve a questo punto agire coinvolgendo nella sicurezza dello Stato, degli Enti Locali e del mondo imprenditoriale privato i 36 mila precari che, purtroppo, già in diversi casi ha voltato l’angolo ed oggi per fame di lavoro è passato con la controparte, cioè con quella delinquenza organizzata che, non essendo deficitaria economicamente, li può assumere anche con oltre le 5 mila euro al mese.


EMERGENZA LIBIA E NORD AFRICA


Il quadro politico militare attuale impone di valutare una serie di problematiche che riguardano la difesa del territorio Italiano e la sicurezza della popolazione. La parte più esposta è certamente la Sicilia con le sue isole minori che restano aperte a sbarchi di clandestini che non sempre possono essere individuati data la lunghezza del territorio e l'insufficienza di installazioni militari poste alla loro vigilanza. In secondo ordine ci sono, poi, anche le coste della Sardegna, della Calabria e della Puglia, che dovrebbero essere allertate. In tale situazione la criminalità organizzata potrebbe incentivare la propria attività, approfittando della situazione nel suo complesso. Infatti, i Comandi delle Capitanerie di Porto sono insufficienti per personale e mezzi e assolvono di più alla ricerca e soccorso in mare, mentre le Stazioni dei Carabinieri, limitrofe, non hanno personale sufficiente, specie nelle ore notturne, cosi come le Stazioni della Guardia di Finanza non possono coprire tutte le esigenze data la situazione di emergenza.
In effetti il nostro territorio rimane esposto a numerosi pericoli che non possono essere sottovalutati.
1) la costa della Sicilia e delle isole minori devono essere costantemente vigilate, così come parimente quelle della Sardegna meridionale, della Calabria Ionica, della Puglia fino alle Marche.
2) Il traffico navale di ogni genere deve essere monitorato e la presenza di unità navali militari deve essere uniforme e costante per tutte le evenienze di soccorso e controllo di polizia marittima.
3) Il controllo dei migranti sbarcati deve essere costante sia per l'ordine pubblico che per gli aspetti sanitari e umani, data la vicinanza con la popolazione locale.
4) La vigilanza investigativa e territoriale deve essere svolta per prevenire ed evitare coinvolgimenti dei migranti in attività criminali e/o terroristiche
quindi
  1. occorre mobilitare i Comandi di presidio delle F.A., con particolare riferimento alla costa sud, sud-est, e sud- ovest, e zone limitrofe;
  2. potenziare e organizzare detti Comandi con rinforzo di personale da destinare ai Comandi operativi e alla vigilanza costiera (Capitanerie, Carabinieri, GdF,) nonchè a vigilanza svolta a cura dei predetti Comandi di presidio (che già hanno avuto esperienza nella conduzione di vigilanza dell’Ordine Pubblico in occasione delle consultazioni elettorali);
  3. richiamare Forze di completamento volontarie delle F.A. e del Corpo Militare della CRI per formare un contingente adeguato alla situazione suesposta. In particolare E.I. e M.M., mentre l'A.M. dovrebbe essere dislocata a protezione degli aeroporti e basi limitrofe;
  4. organizzare punti di osservazione e allarme lungo la costa con Comandi operativi che gestiscano le emergenze in tempo reale;
  5. studiare un’evoluta organizzazione di mobilitazione militare per esigenze di emergenza nazionale;
Nell'imminenza della situazione, si propone quanto segue:
  • vista la situazione d’emergenza creatasi nel bacino mediterraneo ed in particolare in Libia;
  • considerato lo stato di pericolo per le coste italiane confinanti con i Paesi del Nord Africa e le possibili conseguenze di ordine umanitario, di sicurezza nazionale e di salute pubblica.


art.1
Si autorizza il Ministero della Difesa a predisporre con urgenza il richiamo in servizio delle Forze di completamento volontarie dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, nei limiti del fabbisogno numerico individuato di concerto con i Ministeri dell’Interno (tramite la Protezione civile) dell’Ambiente e delle Attività Produttive.
art.2
A tale scopo si considerino disponibili le domande predisposte dagli interessati in ordine di arrivo  presso i centri di mobilitazione di Forza Armata, fatta eccezione per le chiamate svolte per il personale in possesso di particolari requisiti operativo logistici che potranno essere segnalati dai Comandi interessati con apposita motivazione dei requisiti richiesti.
art.3
Per il personale richiamato dovrà essere stabilita la durata del richiamo per chiedere la corrispondente copertura finanziaria di bilancio. Considerando lo stato dei fatti della crisi in corso, la cui durata effettiva è sconosciuta, si propone un richiamo di un anno, rinnovabile.
art.4
Il personale richiamato sarà destinato presso i Comandi/Unità di Forza Armata individuati strategicamente, ovvero potrà essere assegnato a Comandi dei Carabinieri o delle altre F.O. ovvero presso unità della Protezione civile nazionale.
art.5
Il Ministero della Difesa appronti con il personale delle FDC, uno studio di fattibilità che valuti la costituzione permanente di un Comando Interforze delle FDC da attivare per tutte le necessità di sicurezza nazionale.


PROGETTO GUARDIA NAZIONALE ITALIANA
PREMESSA
Col termine Guardia Nazionale si intendono tutte le strutture e le attività messe in campo dal Ministero della Difesa di concerto con i Ministeri: dell’Interno (Protezione Civile), dell’Ambiente e delle Attività Produttive, per:
  • tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti, le infrastrutture e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da azioni criminose e/o terroristiche;
  • fronteggiare particolari situazioni di emergenza (emergenze umanitarie, potenziale pericolo di azioni belliche da parte di Paesi confinati, ecc.).
Il servizio si occupa delle problematiche legate alla previsione e prevenzione del rischio sicurezza che insiste in un determinato territorio e di far fronte alle eventuali emergenze per limitare le conseguenze negative sulla comunità.

ORGANIZZAZIONE E COMPITI
Il CORPO DELLA GUARDIA NAZIONALE è un particolare organo, posto alle dipendenze dei Ministeri dell’Interno e dell’Ambiente, avente il compito di dirigere, sostenere (e nei casi più gravi sostituire) la PROTEZIONE CIVILE qualora la stessa non fosse più in grado di far fronte ai propri compiti, per mancanza di: personale, materiali, mezzi e professionalità.
Il Corpo della Guardia Nazionale è composto esclusivamente da personale volontario, ordinariamente in congedo e richiamato in servizio attivo al verificarsi di particolari esigenze di emergenza o per motivi addestrativi e d’istruzione. E' costituita da:
  • n. 1 Comando Nazionale delle Forze di Completamento, gestito completamente da personale riservista, con compiti tecnico-operativi e logistici, cui compete il costante addestramento del personale in congedo e il coordinamento-supervisione dei Corpi Ausiliari e dei Nuclei Operativi Autonomi d'Emergenza.
  • n. 1 Comando del Corpo Militare EI-ACISMOM, ausiliario dell'Esercito Italiano, con funzioni di soccorso sanitario di massa e giuridico legale a carattere internazionale.
  • n. 1 Comando del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle F.A., con funzioni di soccorso sanitario di massa.
  • Nuclei Operativi Autonomi d'Emergenza, con giurisdizione territoriale provinciale, cui competono anche attività di: monitoraggio e controllo delle aree urbane per il mantenimento degli standard di sicurezza previsti e il soccorso sanitario.
In caso di attivazione, per l'assolvimento dei suoi particolari compiti la Guardia Nazionale opera attraverso l'impiego di reparti, unità, formazioni campali, gruppi sanitari mobili, ospedali da campo, treni ospedali, posti di soccorso, reparti di soccorso motorizzati.
Il Comando dispone di un forte potenziale in termini di risorse umane.
Grazie alla specificità sanitaria- giuridico legale internazionale dei Corpi Ausiliari, la Guardia Nazionale può mettere in campo personale medico/infermieristico – legale/giuridico, nonché professionisti preparati e capaci che giornalmente si “addestrano”, per molte ore al giorno, sul proprio posto di lavoro.
Il personale delle Forze di Completamento Volontarie, che rappresenta la vera pedina operativa della Guardia Nazionale, può contare su uomini militarmente preparati, provenienti dai Reparti dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica e dei Carabinieri, in grado di fronteggiare situazioni di ogni genere. All'interno di tali forze è presente una branca di personale altamente specializzato, denominata Riserva Selezionata, con requisiti difficilmente reperibili in ambito militare.
EMERGENZA LIBIA - BACINO DEL MEDITERRANEO
Il 15 aprile 1986, la Libia lanciò un attacco missilistico contro un'installazione militare statunitense situata nell'isola italiana di Lampedusa, in risposta al bombardamento operato dagli Stati Uniti sulla città di Tripoli, nel corso dell'operazione “El Dorado Canyon”.
L'evento, oltre ad aprire una vera e propria crisi relazionale tra Italia, Stati Uniti e Libia ci fece capire per l'ennesima volta di che pasta fosse fatto il “Presidente” Libico Muammar Gheddafi.
Negli anni 70 si era già fatto conoscere in maniera brutale agli italiani residenti sul territorio libico; impadronitosi del potere con un colpo di stato e deposta la monarchia, fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione che definì araba, libera e democratica. Tra le primissime iniziative, vi fu l'adozione di misure sempre più restrittive nei confronti della popolazione italiana che ancora viveva nella ex colonia, culminate col decreto di confisca del 21 luglio 1970, emanato per "restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori".
Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all'INPS e da questo trasferiti in base all'accordo all'istituto libico corrispondente e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre 1970. A decorrere da quella data, il 7 ottobre di ogni anno in Libia si celebra il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 coloni italiani.
Dinanzi a tali eventi il popolo italiano può veramente dormire sonni tranquilli? Possiamo aspettarci un’escalation militare che innescata dalla Libia coinvolga tutti gli altri stati arabi con l'intento di costituire l'Eurabia?
Se lo scenario di una rivoluzione globale del mondo arabo può sembrare paradossale, l'imminente afflusso di immigrati da quel paese costituisce, al momento, l'evento prioritario da poter fronteggiare.
Questa volta non basta la protezione civile con i suoi volontari “venuti dal nulla”. E' il momento di chiamare in causa la “protezione a carattere militare”, che deve essere un’organizzazione in grado di accogliere non solo le centinaia di migliaia di profughi provenienti dalla Libia, ma capace anche di fronteggiare eventuali atti terroristici.
Non dimentichiamo che l'Islam è la seconda religione in Italia. Una presenza che di recente ha conosciuto un’accelerazione imprevista anche a causa dell'immigrazione. All'interno della comunità islamica italiana non mancano spinte fondamentaliste e infiltrazioni da parte di organizzazioni terroristiche che potrebbero approfittare della situazione per sferrare un attacco senza precedenti contro le installazioni militari statunitensi e italiane.
E' giunto il momento di utilizzare le nostre forze militari di riserva (GUARDIA NAZIONALE) per gli scopi per le quali sono state concepite e cioè per far fronte a necessità operative, addestrative e tecnico-logistiche a difesa del territorio dello Stato.

domenica 10 aprile 2011

Precariato nelle FFAA: il SIPU presenta il suo progetto.

UNA NUOVA NORMA PER L'ASSUNZIONE DEI MILITARI PRECARI



INTRODUZIONE

Da vent'anni a questa parte le aziende italiane, pubbliche e private, hanno incrementato in maniera esponenziale il ricorso al lavoro temporaneo, non solo per far fronte agli eventi della congiuntura ed alle variazioni del mercato, ma anche per selezionare risorse umane e facilitare un inserimento più lineare delle stesse nel mondo del lavoro. In poche parole, si assumono lavoratori con contratti a termine, interinali o a progetto, per il semplice fatto che sono meno costosi per le imprese.

A titolo esemplificativo, basta pensare che un lavoratore a progetto con uno stipendio netto di 1000 euro mensili, costa all'azienda circa 16.500 euro annui, mentre un dipendente ne costa circa 25.000! Il lavoro dipendente, oltre ad essere molto oneroso per le imprese, si fonda su un rapporto difficile da sciogliere, una volta espletata l'assunzione e, pertanto, si rivela uno strumento al quale ricorrere il meno possibile, solo se veramente indispensabile. Alla luce di tali considerazioni, possiamo dire con certezza che il lavoro a tempo determinato ha contribuito significativamente all'aumento occupazionale, ma ha creato un esercito di precari, che arriva a 40 anni senza le sicurezze necessarie per crearsi una famiglia, comprare una casa con un mutuo, spesso saltando da un lavoro all'altro senza sedimentazione professionale.

Il compito del SIPU non è quello di soccorrere il precario con interventi assistenziali che nella maggior parte dei casi si concretizzano nella “elargizione” di denaro pubblico, bensì di studiare e risolvere le varie problematiche in modo mirato, senza mai generalizzare, coinvolgendo direttamente nella fase progettuale lo Stato, le Aziende ed i Lavoratori interessati.

L'attività del SETTORE PRECARIATO del SIPU si estrinseca in una serie di interventi atti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese, così come previsto dalla nostra costituzione.

Attualmente il nostro sindacato, dopo un'attenta analisi sulle condizioni dei lavoratori militari in servizio e in congedo, ha redatto il “
Regolamento per l'immissione dei militari a tempo determinato nei ruoli continuativi della pubblica amministrazione e nel mondo del lavoro privato”. Tale norma non si fonda sul principio della stabilizzazione di massa, basato cioè sul possesso di un requisito meramente temporale (durata della ferma/servizio) ma su un concetto meritocratico e assistenziale.

In virtù di tale veduta, lo Stato provvede alla “sistemazione” del precario tenendo conto principalmente dei suoi meriti (diplomi, lauree, corsi di specializzazione, valutazioni durante il servizio) e della sua età.
L'età perché è un fattore invalidante, soprattutto per le categorie over 40 escluse quasi completamente dal mondo del lavoro per i costi onerosi che le aziende sono chiamate a sostenere.

Assumere chi più merita non significa però escludere tutti gli altri, ma dare la possibilità ai più meritevoli di avere l'impiego nel pubblico impiego a cui si aspira da tempo. A tutti gli altri lo Stato garantirebbe comunque una seconda possibilità: lo status di categoria protetta diventando riservisti delle FFAA o volontari della protezione, con la possibilità di essere assunto da privati datori di lavoro, che a loro volta fruirebbero di forti sgravi contributivi.

L'adozione di un simile sistema costituisce senz'altro una sicurezza in più per quei giovani, che pur avendo trascorso un congruo periodo nelle FFAA, non conseguano valutazioni* accettabili per l'assunzione a tempo indeterminato.

La certezza di un lavoro futuro, innesca ed alimenta un meccanismo che invoglia all'arruolamento volontario anche quei giovani laureati ai quali, mai sarebbe passato per la testa vestire una divisa!
Le FFAA inoltre, arricchiscono la propria organizzazione con personale culturalmente più preparato ed anche in possesso di specializzazioni difficilmente reperibili in ambito militare.

L'affluenza dei giovani nelle Forze di Completamento e nella Protezione Civile permette alle organizzazioni omonime di aumentare il proprio bacino d'utenza. A guadagnarci sono quindi tutti: lavoratori, Stato e aziende.

  1. SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE
Scopo della presente Norma è quello di definire una proposta legislativa moderna e realistica, che possa contrastare e risolvere la precarietà nel mondo del lavoro militare.
Essa si applica al reclutamento del personale militare a tempo determinato delle Forze Armate dello Stato e delle Forze di Polizia ad ordinamento militare.


2. TERMINOLOGIE
I termini o le abbreviazioni utilizzate nella presente Norma devono intendersi nel modo di seguito indicato:
  1. Forze Armate: Esercito italiano, Marina militare, Aeronautica militare;
  2. Forze di Polizia ad ordinamento militare: Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza;
  3. Corpi Ausiliari delle Forze Armate dello Stato: Corpo Militare della Croce Rossa Italiana; Corpo Militare Speciale SMOM Ausiliario dell'Esercito Italiano;
  4. Forze di polizia ad ordinamento civile: Polizia di Stato, Corpo di polizia penitenziaria Forze di polizia ad ordinamento civile;
  5. Altre Amministrazioni dello Stato: Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; Corpo Forestale dello Stato, Ministero dell'Ambiente, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Protezione Civile, Enti Locali (comuni, asl, ecc.);
  6. Aziende: privati datori di lavoro, Spa, Srl, municipalizzate, aziende a partecipazione statale;
  7. Personale Riservista: Personale a tempo determinato facente parte delle forze di completamento volontarie di cui al Decreto Legislativo 8 maggio 2001, n. 215 "Disposizioni per disciplinare la trasformazione progressiva dello strumento militare in professionale", a norma dell'articolo 3, comma 1, della legge 14 novembre 2000, n. 331.

3. DEFINIZIONE DI MILITARI A TEMPO DETERMINATO
Sono militari a tempo determinato delle Amministrazioni di cui all'articolo 2, commi 1 e 2, gli ufficiali, sottufficiali, graduati, in servizio o in congedo, che si trovino in una delle seguenti condizioni:
1) abbiano prestato servizio per almeno due anni, anche non continuativi, e mantengano con l'Amministrazione Difesa obblighi di servizio in relazione al grado rivestito ed alla forza armata di provenienza, di cui alle legge 10 aprile 1954, n. 113;

2) risultino iscritti da almeno tre anni nelle apposite liste del personale disponibile al richiamo nelle Forze di Completamento Volontarie, abbiano prestato non meno di 180 gg di servizio e mantengano con l'Amministrazione Difesa gli obblighi di servizio di cui al comma 1 del presente articolo.

3)siano ufficiali, sottufficiali, graduati vincitori di un concorso (interno od esterno) che consenta l'accesso al servizio permanente, ma mai immessi in ruolo.
I militari di cui ai commi 1, 2 e 3, per essere considerati tali, devono essere in possesso dei requisiti di cui all'articolo 3 del Decreto Ministeriale (Difesa) 15 novembre 2004 e trovarsi in una delle seguenti condizioni:
  • disoccupati;
  • occupati a tempo determinato in altra amministrazione dello Stato o presso Enti privati;
  • occupati a tempo indeterminato in altre amministrazioni dello Stato o presso Enti privati, ma con reddito inferiore a quello del posto messo a concorso;
  • occupati con lavoro autonomo, ma con reddito inferiore a quello del posto messo a concorso.


4. PIANIFICAZIONE DELLE IMMISSIONI NELLE AMMINISTRAZIONI DELLO STATO
  1. Le Forze di Polizia ad ordinamento militare, i Corpi ausiliari delle Forze Armate dello Stato, le Forze di polizia ad ordinamento civile e le altre Amministrazioni dello Stato, ogni anno effettuano un'attenta pianificazione del fabbisogno di personale, da assumere permanentemente all'interno delle proprie strutture-organizzazioni. Tale studio viene formalizzato attaverso un documento di programmazione pluriennale scorrevole.
  1. La programmazione di cui al comma 1 deve indicare tutte le assunzioni previste per ciascun anno, incluse quelle riferite al personale riservista. Essa deve essere inviata entro il 30 settembre di ogni anno, allo Stato Maggiore della Difesa e per conoscenza agli altri soggetti di cui al comma 1, nonchè al Ministero del tesoro ed al Dipartimento della funzione pubblica.
  1. Le Aziende di cui all'articolo 2 comma 6, previo accordo con l'Amministrazione Difesa, possono richiedere particolari figure professionali, da assumere permanentemente all'interno della propria organizzazione. La richiesta di detto personale è effettuata direttamente dall'azienda interessata allo Stato Maggiore Difesa.
5. IMMISSIONE DEI MILITARI A TEMPO DETERMINATO NELLE CARRIERE INIZIALI DELLA FORZA ARMATA DI PROVENIENZA
L'immissione nei ruoli continuativi della Forza Armata di provenienza, per tutti i militari a tempo determinato è predisposta dalle competenti Direzioni Generali, nei limiti dei posti annualmente disponibili, sulla base di una graduatoria di merito elaborata da apposita commissione, secondo i criteri di cui ai commi 2 e 3.

Le commissioni per l'immissione dei militari a tempo determinato nelle rispettive Forze Armate, sono presiedute da un ufficiale Generale, o grado equipollente, nominato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa. Esse sono composte da due membri, in rappresentanza, rispettivamente, dello Stato Maggiore e della Direzione Generale per il Personale Militare della Forza Armata di appartenenza.

Le commissioni redigono con frequenza annuale, le graduatorie di merito per l'immissione nelle rispettive Forze Armate (o Forze di polizia ad ordinamento militare) dei militari a tempo determinato, secondo i criteri stabiliti dai propri regolamenti interni. Tali criteri, oltre al possesso dei requisiti di cui all'articolo 3, tengono conto di:
  • attitudini e rendimento durante il servizio a tempo determinato;
  • qualità morali e culturali;
  • esito dei corsi di istruzione, specializzazione o abilitazione frequentati;
  • numero e tipo delle specializzazioni/abilitazioni conseguite;
  • titoli di studio posseduti;
  • esito dei corsi di avanzamento ed affiancamento (per i riservisti);
  • titoli di priorità (età, carico famigliare, ecc.).


6. IMMISSIONE DEI MILITARI A TEMPO DETERMINATO NELLE CARRIERE INIZIALI DI ALTRE AMMINISTRAZIONI DELLO STATO.

L'immissione dei militari a tempo determinato nelle altre Amministrazioni dello Stato di cui all'articolo 2, commi 2, 3, 4, 5 è predisposta da apposite commissioni, sulla base della programmazione pluriennale di cui all'articolo 4 e secondo i criteri stabiliti dai propri regolamenti interni. Tali criteri, tengono conto dei titoli indicati nell'art. 4, comma 3.

Le commissioni per l'immissione dei militari a tempo determinato in altre amministrazioni dello Stato, sono presiedute da un ufficiale Generale, o grado equipollente, nominato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa e sono composte da due membri, in rappresentanza, rispettivamente, della Direzione Generale per il Personale Militare della Forza Armata di provenienza e dell'Amministrazione di immissione.



L'Amministrazione di immissione, ha facoltà di predisporre adeguate verifiche volte ad accertare il mantenimento dei requisiti pisco-fisici, nonchè quelli di cui all'articolo 41, comma 2 del Decreto Legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 e successive modificazioni.


7. ASSUNZIONE NEI RUOLI DEL SERVIZIO PERMANENTE
Tutti i militari immessi nelle carriere iniziali di cui agli articoli 5 e 6, sono tenuti a frequentare un corso valutativo presso le Scuole d'Arma o le Amministrazioni di immissione, al termine del quale vengono iscritti in ruolo.


8. ASSUNZIONE DEI MILITARI A TEMPO DETERMINATO PRESSO AZIENDE PRIVATE.
Premesso che il ruolo delle Forze Armate è di fondamentale importanza nell'approntamento di tutto il personale militare, considerato che lo stesso viene preparato per fronteggiare particolari esigenze operative (controllo della folla, instaurazione punti di distribuzione viveri, instaurazione di un Check Point, attività di soccorso delle popolazioni, ecc.) che richiedono una forte resistenza ad ogni forma di stress fisico e psicologico, appare ovvio che tra gli sbocchi occupazionali previsti per il militare professionista vengano considerate anche le aziende private
L'assunzione dei militari a tempo determinato presso le aziende private che ne facciano richiesta, avviene sulla base di apposito bando fornito dalle stesse società.
La Forza Armata redige la lista del personale in possesso delle professionalità richieste dall'Azienda che, nei modi e tempi definiti dalla stessa, procede alla selezione ed eventuale assunzione.


9. CATEGORIE TUTELATE
  1. Ai militari che abbiano presentato domanda di disponibilità al richiamo nelle Forze di Completamento volontarie o nella protezione civile, è concesso lo status di «categoria tutelata». Per tali categorie sono previste agevolazioni contributive per i privati datori di lavoro che assumono con contratti a tempo indeterminato, a tempo pieno o parziale.
  2. Le agevolazioni di cui al comma 1 consistono nella riduzione del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro per un periodo di 36 mesi, fermo restando il versamento dell'intera quota a carico del lavoratore. Trascorso tale periodo, sarà applicata una riduzione INPS a carico dell'impresa del 10%.

10. RICHIAMO IN SERVIZIO DEL PERSONALE RISERVISTA
Il richiamo in servizio del personale riservista, per esigenze delle Forze Armate connesse con la carenza di professionalità nei propri ruoli e/o per attività addestrative, operative e logistiche sul territorio nazionale o estero, può avvenire per un periodo non superiore a 30 gg consecutivi e fino a 90 gg nell'anno.


11. RICHIAMO ALLE ARMI
Le normative vigenti in materia di richiamo alle armi, si applicano qualora il nostro paese venga coinvolto in una grave crisi internazionale o in tutti quei casi in cui venga dichiarato lo stato di guerra (Rif. normativo: legge 3 maggio 1955, n. 370).