martedì 12 aprile 2011

Una proposta contro l'immigrazione clandestina e incontrollata

Protezione Civile e Difesa dell’Ambiente
Istituzione della Guardia Nazionale
Ai fini della difesa del nostro territorio costiero e dell’ambiente

PREMESSA

La Guardia Nazionale Italiana era una Forza armata sorta subito dopo l'Unità d'Italia (1861), con lo scopo di sopprimere il brigantaggio nell'Italia del Sud e contrastare le ultime resistenze dei nostalgici del regno borbonico. L'esercito piemontese, infatti, non era in grado di presidiare minuziosamente tutto il mezzogiorno e da qui la necessità di disporre di una forza complementare alle truppe regolari.
I metodi utilizzati dalla Guardia Nazionale, benché brutali e poco ortodossi, si rivelarono abbastanza efficaci nel loro scopo primario di reprimere e poi debellare il banditismo. Proprio per il comportamento non certo impeccabile dei suoi uomini, definiti dai carabinieri nei loro rapporti al Re “ex borbonici, falsi liberali e briganti in divisa”, la Guardia Nazionale venne sciolta definitivamente nel 1876.

SITUAZIONE ATTUALE

EMERGENZA SICUREZZA COSTIERA

Ormai da alcuni anni, in Italia si osserva un clima di crescente preoccupazione per l'ondata di immigrati che ci sta interessando. Centinaia di extracomunitari giungono giornalmente sul nostro territorio clandestinamente, sfidando il mare su delle vere e proprie catapecchie galleggianti. Alcuni di questi, oltre a rappresentare una vera e propria minaccia per la sicurezza dei cittadini, in quanto potrebbero essere schierati con pericolosi gruppi terroristici, costituiscono anche un potenziale pericolo sanitario. La massiccia presenza di extracomunitari ha, infatti, comportato la ricomparsa di alcune malattie che in Italia erano state debellate ormai da anni, come ad esempio la tubercolosi.
Ma a preoccupare i Cittadini italiani sono le recenti statistiche sulla sicurezza del territorio, che testimoniano come: furti, rapine, borseggi, estorsioni, sequestri e traffici di droga siano senz’altro aumentati rispetto al passato. Ovviamente non possiamo colpevolizzare tutti i cittadini stranieri presenti in Italia, buona parte dei quali lavorano onestamente nel rispetto delle leggi vigenti e sono ben integrati, ma dobbiamo prendere atto che pur essendo solo il 4% della popolazione residente, gli immigrati rappresentano un terzo dei denunciati e la percentuale è in aumento.
A spaventare il cittadino medio è la cosiddetta microcriminalità che, oltre a determinare violenti traumi e sofferenze a chi ne rimane vittima, genera un significativo abbassamento della qualità della vita e tanta rabbia, per l'impossibilità di girare liberamente per strada, senza subire richieste di denaro, molestie o aggressioni. Nella nostra amata Italia, poi, il problema è ancora più complesso per la presenza della malavita organizzata che di fatto controlla intere Regioni e che ormai da anni si è infiltrata sia nell'economia che nella politica.
Basta uscire da qualsiasi Centro Commerciale per trovare il “vu cumprà” di turno che cerca di venderti illegalmente copie pirata di cd, dvd e oggettistica di ogni genere e nessuno interviene; a Pescara, all'uscita della stazione centrale, c'è un vero e proprio mercato di materiale completamente falso.
In questi ultimi anni abbiamo, inoltre, assistito a tremendi fatti di cronaca che hanno suscitato una crescente preoccupazione per la sicurezza dei nostri stessi familiari, cambiando radicalmente anche il nostro stile di vita. Non possiamo di certo dimenticare avvenimenti come l'omicidio di Sarah Scazzi, la piccola Yara Gambirasio, Elisa Claps, delle quali ancora oggi non abbiamo la certezza di chi sia stato realmente a commettere l'atroce reato. Quelli che erano delle tranquille località dove non accadeva mai nulla, dove era possibile lasciare i propri figli liberi e senza alcun controllo, sono divenuti posti frequentati da pericolosi criminali. Cosa fare allora per prevenire questi reati?
Innanzitutto, occorre:
  • intervenire a livello individuale, familiare e sociale;
  • individuare i soggetti a rischio e inserirli in un piano efficace di aiuto e di assistenza;
  • contrastare il degrado urbano;
  • combattere la povertà, la scarsa istruzione, la disoccupazione, la mancanza di prospettive di vita, che così spesso portano a un incremento della delinquenza;
  • coinvolgere insegnanti, educatori, operatori sociali e poliziotti in una più attiva presenza di monitoraggio del territorio.

Per attuare questo piano è indispensabile continuare ad investire in quelle persone che, già formati militarmente e civicamente dallo Stato che, per motivi economici, successivamente ha pensato di mettere da parte considerandoli una risorsa non più sostenibile. Questi sono i cosiddetti militari volontari ora disoccupati e precari del lavoro..
Non è possibile dire di aumentare la sicurezza del territorio chiudendo, nello stesso tempo, più di 500 Caserme dei Carabinieri.
Non è possibile mandare in giro una sola pattuglia della polizia nell’arco notturno, in una città che conta più di 50.000 abitanti!

Al nostro amato Paese, in occasione del 150° anno dall'unità d’Italia, lanciamo questo messaggio: noi volontari precari siamo pronti.
Vogliamo riportare in vita, ricostituendola, la Guardia Nazionale Italiana, ripartendola in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. La Croce Rossa Italiana, con il suo Corpo militare ausiliario delle FA, non è riuscita in toto nel suo obiettivo primario ed oggi è commissariata.
La Guardia Nazionale potrebbe altresì, collaborare fattivamente e tenere aggiornato l’addestramento dei Corpi Ausiliari dello Stato. In tal modo si riporterebbe nella norma la sicurezza di tutti gli italiani.
Il mondo politico italiano deve a questo punto agire coinvolgendo nella sicurezza dello Stato, degli Enti Locali e del mondo imprenditoriale privato i 36 mila precari che, purtroppo, già in diversi casi ha voltato l’angolo ed oggi per fame di lavoro è passato con la controparte, cioè con quella delinquenza organizzata che, non essendo deficitaria economicamente, li può assumere anche con oltre le 5 mila euro al mese.


EMERGENZA LIBIA E NORD AFRICA


Il quadro politico militare attuale impone di valutare una serie di problematiche che riguardano la difesa del territorio Italiano e la sicurezza della popolazione. La parte più esposta è certamente la Sicilia con le sue isole minori che restano aperte a sbarchi di clandestini che non sempre possono essere individuati data la lunghezza del territorio e l'insufficienza di installazioni militari poste alla loro vigilanza. In secondo ordine ci sono, poi, anche le coste della Sardegna, della Calabria e della Puglia, che dovrebbero essere allertate. In tale situazione la criminalità organizzata potrebbe incentivare la propria attività, approfittando della situazione nel suo complesso. Infatti, i Comandi delle Capitanerie di Porto sono insufficienti per personale e mezzi e assolvono di più alla ricerca e soccorso in mare, mentre le Stazioni dei Carabinieri, limitrofe, non hanno personale sufficiente, specie nelle ore notturne, cosi come le Stazioni della Guardia di Finanza non possono coprire tutte le esigenze data la situazione di emergenza.
In effetti il nostro territorio rimane esposto a numerosi pericoli che non possono essere sottovalutati.
1) la costa della Sicilia e delle isole minori devono essere costantemente vigilate, così come parimente quelle della Sardegna meridionale, della Calabria Ionica, della Puglia fino alle Marche.
2) Il traffico navale di ogni genere deve essere monitorato e la presenza di unità navali militari deve essere uniforme e costante per tutte le evenienze di soccorso e controllo di polizia marittima.
3) Il controllo dei migranti sbarcati deve essere costante sia per l'ordine pubblico che per gli aspetti sanitari e umani, data la vicinanza con la popolazione locale.
4) La vigilanza investigativa e territoriale deve essere svolta per prevenire ed evitare coinvolgimenti dei migranti in attività criminali e/o terroristiche
quindi
  1. occorre mobilitare i Comandi di presidio delle F.A., con particolare riferimento alla costa sud, sud-est, e sud- ovest, e zone limitrofe;
  2. potenziare e organizzare detti Comandi con rinforzo di personale da destinare ai Comandi operativi e alla vigilanza costiera (Capitanerie, Carabinieri, GdF,) nonchè a vigilanza svolta a cura dei predetti Comandi di presidio (che già hanno avuto esperienza nella conduzione di vigilanza dell’Ordine Pubblico in occasione delle consultazioni elettorali);
  3. richiamare Forze di completamento volontarie delle F.A. e del Corpo Militare della CRI per formare un contingente adeguato alla situazione suesposta. In particolare E.I. e M.M., mentre l'A.M. dovrebbe essere dislocata a protezione degli aeroporti e basi limitrofe;
  4. organizzare punti di osservazione e allarme lungo la costa con Comandi operativi che gestiscano le emergenze in tempo reale;
  5. studiare un’evoluta organizzazione di mobilitazione militare per esigenze di emergenza nazionale;
Nell'imminenza della situazione, si propone quanto segue:
  • vista la situazione d’emergenza creatasi nel bacino mediterraneo ed in particolare in Libia;
  • considerato lo stato di pericolo per le coste italiane confinanti con i Paesi del Nord Africa e le possibili conseguenze di ordine umanitario, di sicurezza nazionale e di salute pubblica.


art.1
Si autorizza il Ministero della Difesa a predisporre con urgenza il richiamo in servizio delle Forze di completamento volontarie dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, nei limiti del fabbisogno numerico individuato di concerto con i Ministeri dell’Interno (tramite la Protezione civile) dell’Ambiente e delle Attività Produttive.
art.2
A tale scopo si considerino disponibili le domande predisposte dagli interessati in ordine di arrivo  presso i centri di mobilitazione di Forza Armata, fatta eccezione per le chiamate svolte per il personale in possesso di particolari requisiti operativo logistici che potranno essere segnalati dai Comandi interessati con apposita motivazione dei requisiti richiesti.
art.3
Per il personale richiamato dovrà essere stabilita la durata del richiamo per chiedere la corrispondente copertura finanziaria di bilancio. Considerando lo stato dei fatti della crisi in corso, la cui durata effettiva è sconosciuta, si propone un richiamo di un anno, rinnovabile.
art.4
Il personale richiamato sarà destinato presso i Comandi/Unità di Forza Armata individuati strategicamente, ovvero potrà essere assegnato a Comandi dei Carabinieri o delle altre F.O. ovvero presso unità della Protezione civile nazionale.
art.5
Il Ministero della Difesa appronti con il personale delle FDC, uno studio di fattibilità che valuti la costituzione permanente di un Comando Interforze delle FDC da attivare per tutte le necessità di sicurezza nazionale.


PROGETTO GUARDIA NAZIONALE ITALIANA
PREMESSA
Col termine Guardia Nazionale si intendono tutte le strutture e le attività messe in campo dal Ministero della Difesa di concerto con i Ministeri: dell’Interno (Protezione Civile), dell’Ambiente e delle Attività Produttive, per:
  • tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti, le infrastrutture e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da azioni criminose e/o terroristiche;
  • fronteggiare particolari situazioni di emergenza (emergenze umanitarie, potenziale pericolo di azioni belliche da parte di Paesi confinati, ecc.).
Il servizio si occupa delle problematiche legate alla previsione e prevenzione del rischio sicurezza che insiste in un determinato territorio e di far fronte alle eventuali emergenze per limitare le conseguenze negative sulla comunità.

ORGANIZZAZIONE E COMPITI
Il CORPO DELLA GUARDIA NAZIONALE è un particolare organo, posto alle dipendenze dei Ministeri dell’Interno e dell’Ambiente, avente il compito di dirigere, sostenere (e nei casi più gravi sostituire) la PROTEZIONE CIVILE qualora la stessa non fosse più in grado di far fronte ai propri compiti, per mancanza di: personale, materiali, mezzi e professionalità.
Il Corpo della Guardia Nazionale è composto esclusivamente da personale volontario, ordinariamente in congedo e richiamato in servizio attivo al verificarsi di particolari esigenze di emergenza o per motivi addestrativi e d’istruzione. E' costituita da:
  • n. 1 Comando Nazionale delle Forze di Completamento, gestito completamente da personale riservista, con compiti tecnico-operativi e logistici, cui compete il costante addestramento del personale in congedo e il coordinamento-supervisione dei Corpi Ausiliari e dei Nuclei Operativi Autonomi d'Emergenza.
  • n. 1 Comando del Corpo Militare EI-ACISMOM, ausiliario dell'Esercito Italiano, con funzioni di soccorso sanitario di massa e giuridico legale a carattere internazionale.
  • n. 1 Comando del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle F.A., con funzioni di soccorso sanitario di massa.
  • Nuclei Operativi Autonomi d'Emergenza, con giurisdizione territoriale provinciale, cui competono anche attività di: monitoraggio e controllo delle aree urbane per il mantenimento degli standard di sicurezza previsti e il soccorso sanitario.
In caso di attivazione, per l'assolvimento dei suoi particolari compiti la Guardia Nazionale opera attraverso l'impiego di reparti, unità, formazioni campali, gruppi sanitari mobili, ospedali da campo, treni ospedali, posti di soccorso, reparti di soccorso motorizzati.
Il Comando dispone di un forte potenziale in termini di risorse umane.
Grazie alla specificità sanitaria- giuridico legale internazionale dei Corpi Ausiliari, la Guardia Nazionale può mettere in campo personale medico/infermieristico – legale/giuridico, nonché professionisti preparati e capaci che giornalmente si “addestrano”, per molte ore al giorno, sul proprio posto di lavoro.
Il personale delle Forze di Completamento Volontarie, che rappresenta la vera pedina operativa della Guardia Nazionale, può contare su uomini militarmente preparati, provenienti dai Reparti dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica e dei Carabinieri, in grado di fronteggiare situazioni di ogni genere. All'interno di tali forze è presente una branca di personale altamente specializzato, denominata Riserva Selezionata, con requisiti difficilmente reperibili in ambito militare.
EMERGENZA LIBIA - BACINO DEL MEDITERRANEO
Il 15 aprile 1986, la Libia lanciò un attacco missilistico contro un'installazione militare statunitense situata nell'isola italiana di Lampedusa, in risposta al bombardamento operato dagli Stati Uniti sulla città di Tripoli, nel corso dell'operazione “El Dorado Canyon”.
L'evento, oltre ad aprire una vera e propria crisi relazionale tra Italia, Stati Uniti e Libia ci fece capire per l'ennesima volta di che pasta fosse fatto il “Presidente” Libico Muammar Gheddafi.
Negli anni 70 si era già fatto conoscere in maniera brutale agli italiani residenti sul territorio libico; impadronitosi del potere con un colpo di stato e deposta la monarchia, fece approvare dal Consiglio una nuova Costituzione che definì araba, libera e democratica. Tra le primissime iniziative, vi fu l'adozione di misure sempre più restrittive nei confronti della popolazione italiana che ancora viveva nella ex colonia, culminate col decreto di confisca del 21 luglio 1970, emanato per "restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori".
Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all'INPS e da questo trasferiti in base all'accordo all'istituto libico corrispondente e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre 1970. A decorrere da quella data, il 7 ottobre di ogni anno in Libia si celebra il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 coloni italiani.
Dinanzi a tali eventi il popolo italiano può veramente dormire sonni tranquilli? Possiamo aspettarci un’escalation militare che innescata dalla Libia coinvolga tutti gli altri stati arabi con l'intento di costituire l'Eurabia?
Se lo scenario di una rivoluzione globale del mondo arabo può sembrare paradossale, l'imminente afflusso di immigrati da quel paese costituisce, al momento, l'evento prioritario da poter fronteggiare.
Questa volta non basta la protezione civile con i suoi volontari “venuti dal nulla”. E' il momento di chiamare in causa la “protezione a carattere militare”, che deve essere un’organizzazione in grado di accogliere non solo le centinaia di migliaia di profughi provenienti dalla Libia, ma capace anche di fronteggiare eventuali atti terroristici.
Non dimentichiamo che l'Islam è la seconda religione in Italia. Una presenza che di recente ha conosciuto un’accelerazione imprevista anche a causa dell'immigrazione. All'interno della comunità islamica italiana non mancano spinte fondamentaliste e infiltrazioni da parte di organizzazioni terroristiche che potrebbero approfittare della situazione per sferrare un attacco senza precedenti contro le installazioni militari statunitensi e italiane.
E' giunto il momento di utilizzare le nostre forze militari di riserva (GUARDIA NAZIONALE) per gli scopi per le quali sono state concepite e cioè per far fronte a necessità operative, addestrative e tecnico-logistiche a difesa del territorio dello Stato.

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